Con un poco di curcuma la pillola va giù…
La curcuma è quella che ognuno di noi si è messa sulla fronte. Era la fine della cerimonia di chiusura, dopo che tutti avevano parlato, dopo che ognuno ci aveva regalato il «suo» mantra, quando nessuno voleva andarsene e c’era come un senso di «vuoto» perché tutto era finito; proprio allora Antonietta Rozzi – la madrina di tutto – ha svelato il mistero del «pacchetto segreto»: era un piccolo pacco, incartato come un regalo, che era apparso e scomparso varie volte dal palco. Quando appariva era per ricevere una benedizione di uno dei molti swami presenti al Congresso.
Ora il pacchetto sarebbe stato aperto, rivelando il suo contenuto: curcuma di colore rosso vivo. Così, in fila indiana, siamo andati verso il palco, abbiamo intinto un dito nella magica polvere, ci siamo segnati la fronte e abbiamo lasciato il Congresso, riconoscibili per un punto rosso che ci avrebbe accomunati anche lontano da Assisi.
La pillola che è «andata giù» grazie alla curcuma è stata quella della saggezza, profusa a piene mani dai molti personaggi che ci hanno onorati della loro presenza.
Hanno tenuto conferenze, meditazioni e/o workshops: Swami Amarananda, Tara Gandhi, Swami Yogaswarupananda, Br. Santoshananda, Jacques Vigne, Kiran Vyas, Swami Veda Bharati, Swami Atmapriyananda, Matihijs Cornelissen, Swami Chidanand Saraswatiji, Subodh Tiwari (l’ordine è rigorosamente quello del programma).
Ognuno di loro ha tenuto una conferenza e/o un workshop teorico-pratico e/o lezioni di pratica e/o una meditazione. L’orario era serrato: dalle 6.15 alle 6.45 meditazione; dalle 7 alle 8.30 pratica yoga; alle 9 colazione; dalle 10.15 alle 13 conferenza. Alle 13 il pranzo che ognuno si organizzava autonomamente, seguito da una pausa libera fino alle 15, ora in cui ricominciavano le conferenze fino alle 17.45. Alle 18 infine i workshop che duravano fino alle 19.30. Cena alle 20 e arte[1] dalle 21.
Nonostante questo fitto calendario, nonostante i molti parteciopanti (si è parlato di circa 800 iscritti!), tutto si è svolto senza intoppi, l’organizzazione perfettamente oliata (con olio di sandalo, of course) ci ha permesso di scegliere l’insegnante per la meditazione e quello per la pratica mattutina[2], di sperimentare più di uno dei maestri che tenevano i workshops, di seguire tutti insieme le conferenze.
Già, l’organizzazione: Sarvayoga International si chiama l’associazione che ha permesso lo svolgimento ad Assisi (non a caso anche il programma cartaceo riporta, in seconda di copertina, la Preghiera semplice di San Francesco e l’inno Pace dal Yajuz) del Primo Congresso Mondiale di Yoga tradizionale. Sarva Yoga significa qualcosa che può essere letto in almeno due modi: «lo yoga serve tutti», ma anche «lo yoga serve a tutti»[3].
Tara Gandhi, nipote del Mahatma, ha dato a tutti una lezione di umiltà, semplicità e calore umano, ha accomunato suo nonno e il santo di Assisi definendoli entrambi «yogi veri».
È stato dichiarato che ogni cammino spirituale comincia con ahimsa, la nonviolenza.
Tra i relatori c’era chi parlava alla mente, chi al corpo e chi direttamente al cuore.
Tra questi ultimi desidero citare, ringraziare e far conoscere in particolare Swami Chidanand Saraswatiji.
Sorridente e comunicativo, mi ha letteralmente incantata con la sua voce (che si può ascoltare sul suo sito www.parmarth.com/home.html). Tra le molte cose belle una in particolare mi è rimasta impressa: «nell’era di internet, non perdete l’innernet» (inner come interno, come introspezione…). Questo era uno dei molti intelligenti giochi di parole che ha usato per trasmettere concetti anche molto profondi. Come la storia dell’Io: «io» in inglese si scrive con una I, maiuscola. Se pieghiamo questa lettera (l’ego) creiamo un ponte e diventiamo umili.Vedi disegno esplicativo
Swami Chidanand ci ha poi regalato la sua saggezza racchiudendola in 5S. Alla domanda (titolo della sua conferenza) «Come rimanere uno yogi per 24 ore al giorno?» ha risposto con cinque indicazioni: 1. sadhana, 2. silence, 3. sacrifice, 4. service, 5. surrender, che in italiano suonano, volendole tradurre: 1. strada (percorso, pratica), 2. silenzio, 3. sacrificio, 4. servizio, 5. sottomissione (resa). Semplice no?
I relatori sono stati 11, altrettanti gli insegnanti di asana per la pratica del mattino. L’associazione Sarva Yoga intende recuperare il significato autentico classico nell’insegnamento delle grandi tradizioni, e ha tra i suoi scopi l’applicazione di questi principi nella vita quotidiana dell’uomo moderno. Nonostante le modalità molto differenti, il messaggio è stato abbastanza univoco:
– non serve andare a vivere in isolamento su una montagna
– gli asana sono solo un mezzo
Il secondo punto serve particolarmente a noi occidentali, che troppo spesso consideriamo lo yoga come un insieme di tecniche volte al benessere del corpo.
Il titolo del Congresso è stato: Yoga. Messaggio di pace per lo sviluppo della coscienza individuale e sociale, organizzato da Sarva Yoga International, www.sarvayoga.org – [email protected] – tel. 0187.971385. A loro vanno tutti miei ringraziamenti.
Chiudo con le parole riportate sulla brochure di benvenuto:
Questo incontro di Assisi è un evento storico che vede per la prima volta le grandi tradizioni dello yoga riunite in un progetto comune che coinvolge Occidente e Oriente insieme, perché il mondo, per quanto diviso, è sempre più interdipendente e globale diventa anche il destino dell’umanità. Questo principio unitario e universale esperesso nella stessa parola «yoga» (unione) ha bisogno di essere vissuto con maggiore consapevolezza ed è lo scopo che Sarva Yoga cerca di realizzare.
Cinzia Picchioni
Insegnante yoga di Torino
[1] Scritti e musiche di pace con Egildo Simeone e Daniele Belloni; Concerto di canto gregoriano antico con Iégor Reznikoff e Dominique Petot-Leconte; Danza Bharatanatyam con Verena Priya Klameth.
[2] le/gli insegnanti di asana: Eros Selvanizza, Leopoldo Chariarse, Sadhvi Bhagwati, Mario Sorin Vasilescu, Brahmachari Raffaele, Ruth Offermann Seifert, Resy Giuffrè, Claudio Toso, Susi Stefanini, Doralice Lucchina, Gioia Croci.
[3] («tutto/i yoga», ma anche «yoga per tutti»).